La visione spirituale della vita si fonda su un’idea: quella che considera tutta la materia come una condizione di massimo addensamento dello spirito. La materia è la mater ria, la mater caduta, lo spirito è luce alla massima vibrazione. Quando lo spirito rallenta la frequenza vibratoria, “precipita” fino a diventare forma percepibile ai sensi. Potremmo dire, utilizzando l’aiuto del genio della lingua italiana, che la forma è ferma.
Per questo gli orientali chiamano maja il mondo dei sensi, cioè illusione, perché la realtà vera è lo spirito che si cela nell’apparenza della materia.
Ma la visione spirituale si fonda anche su un altro aspetto fondamentale, quello che considera tutto l’esistente una realtà vivente: ogni cosa di questo mondo è un’entità vivente, anche se apparentemente inanimata. Come la pietra in cui pulsa la vita delle particelle atomiche e subatomiche di cui la scienza contemporanea ci ha mostrato l’esistenza.
In questa prospettiva la Bellezza, sul piano fisico sensibile si declina come una qualità dell’essere, ma nella sua essenza può essere intesa come una vera e propria entità che aleggia e pervade il Creato.
Per questo, essendo la Bellezza immateriale, qualsiasi tentativo di definirla con il linguaggio umano non ne coglie l’essenza.
Possiamo infatti definire solo ciò che è, appunto, finito (un tavolo, una penna, una stanza); chiunque sperimenta come è difficile parlare per esempio di un colore o di un profumo o di un sapore o di qualità astratte come la bontà, la verità ecc.
La Bellezza è dunque ineffabile, ma possiamo percepirla ovunque nel Creato e in noi stessi attraverso il riconoscimento, il risveglio e l’esercizio di organi di senso “altri”, latenti in noi. La prima esperienza che ne facciamo è attraverso la Natura.
Eckhart Tolle, maestro spirituale contemporaneo, nella rievocazione del giorno in cui spuntò il primo fiore sulla Terra milioni di anni fa, ci racconta, in una pagina luminosa del suo Il nuovo mondo, di quando la Bellezza irruppe nella coscienza umana attraverso la Natura:
“… più tardi quegli esseri delicati e fragranti che chiamiamo fiori avrebbero giocato un ruolo essenziale nell’evoluzione della coscienza di altre specie.
Gli umani ne sarebbero stati sempre più attratti e affascinati. Mentre la consapevolezza umana si sviluppava, i fiori sono stati molto probabilmente la prima cosa che non avesse uno scopo utilitario alla quale essi hanno dato valore, una cosa che non fosse legata in alcun modo alla sopravvivenza.
Sono stati fonte d’ispirazione per innumerevoli artisti, poeti e mistici. Gesù ha detto di contemplarli per imparare da loro a vivere.
Si racconta che il Buddha abbia tenuto una volta un sermone silenzioso durante il quale ha solamente guardato un fiore…
Vedere la bellezza di un fiore può, anche se brevemente, risvegliare gli umani alla bellezza perché questa è una parte essenziale del loro essere più profondo, della loro vera natura.
L’iniziale riconoscimento della bellezza è stato uno degli eventi più significativi nell’evoluzione della coscienza umana. I sentimenti di gioia e di amore sono intrinsecamente connessi con quel riconoscimento.”
La Bellezza è una dea giunta sulla Terra per tutti noi.