In una conferenza del 1908 Rudolf Steiner disse che “Tutte le macchine e le apparecchiature tecnologiche che l’uomo oggi si costruisce, acquisteranno vita nel futuro e avverseranno gli uomini in modo spaventoso. Tutto ciò che viene creato secondo un mero principio utilitaristico, da un egoismo individuale o collettivo, in futuro sarà nemico dell’uomo.
Oggi ci interroghiamo troppo sull’utilità di quel che facciamo. Se veramente volessimo favorire l’evoluzione, allora non dovremmo chiederci l’utilità di ciò che facciamo, ma piuttosto se sia bello e nobile. Dovremmo agire non solo secondo il principio di utilità, ma spinti dal puro entusiasmo per il bello. Tutto ciò che oggi l’uomo crea secondo un reale amore per il bello, per soddisfare il suo bisogno artistico, un giorno acquisterà vita e contribuirà all’ulteriore sviluppo dell’uomo.
È terribile vedere oggi quante migliaia di uomini, fin dalla prima infanzia, sono indotti a non conoscere nessun’ altra attività che quella volta all’utilità materiale e ad essere esclusi, per tutta la vita, da tutte le cose belle ed artistiche. Nelle scuole elementari più povere dovrebbero venir esposte le massime opere d’arte : ciò sarebbe una vera benedizione per l’evoluzione umana. L’uomo costruisce da sé il proprio futuro.”
Come sempre, le sue parole profetiche e attualissime ci inducono a qualche riflessione su questioni con cui dobbiamo confrontarci nel quotidiano.
Non c’è dubbio che stiamo vivendo in un’epoca di svolta. La cultura materialistica, che in questo nostro tempo tormentato stiamo cercando di superare come uno stadio necessario e transitorio dell’evoluzione umana, è in profonda crisi dopo aver prodotto l’analfabetismo spirituale responsabile del degrado umano e ambientale nel quale viviamo. La scuola, per cominciare, fin dai primi anni, sostiene un sistema educativo basato su modelli culturali orientati verso l’egocentrismo, la competizione, l’intellettualismo precoce.
Prima vittima di questo paradigma culturale è l’Arte intesa nel senso più ampio possibile come chiave evolutiva capace, dal punto di vista spirituale, di attivare la percezione dell’unità fra noi stessi e il Tutto e, dal punto di vista fisico-terreno, di rendere l’essere umano libero e autonomo.
Il processo attraverso il quale ciò è avvenuto è stato graduale e si potrebbe far risalire al XV secolo d. C., all’inizio di quell’ epoca di cultura che Rudolf Steiner chiama quinta epoca postatlantica che durerà 2160 anni, cioè fino al 3500 circa e nella quale, quindi, siamo completamente immersi.
È l’epoca che stiamo vivendo in cui siamo chiamati a confrontarci con il problema del male, a spiritualizzare la materia, la mater – ria, cioè la “madre caduta”.
È l’epoca della teoria del fine che giustifica i mezzi, del cogito ergo sum di Cartesio che aveva così decretato la separazione tra l’uomo pensante e il mondo, della distinzione fra arti maggiori e arti minori, dell’Italia del Rinascimento protagonista indiscussa nelle arti, dell’epoca dei lumi, e poi nell’Ottocento della la Rivoluzione industriale con cui il materialismo fece un balzo in avanti: la produzione artigianale originale fu soppiantata dall’anonima produzione in serie, realizzata con le macchine nelle fabbriche, finalizzata al profitto e basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, in cui la materia era considerata mera risorsa economica da possedere o predare, senza più alcun collegamento con lo spirito che veniva di fatto cancellato dall’orizzonte esistenziale. L’arte diventava sempre più intellettualizzata, elitaria, autoreferenziale e mercificata.
Oggi, con il trionfo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, siamo a una nuova svolta epocale. La seduzione della scienza ci sta travolgendo e proiettando a tutta velocità verso una dimensione esistenziale che potrebbe rendere il nostro pianeta una tabula rasa elettrificata, popolata da automi.
Il veleno che pervade ormai ogni aspetto della vita quotidiana, attraverso istituzioni, operatori commerciali e culturali, utilizza strategie di marketing estremamente aggressivo per cercare di imporre su vasta scala la tecnologia delle stampanti 3D da applicare all’artigianato e all’arte. L’idea è che possiamo fare tutto ciò che progettiamo in poco tempo, con grande facilità e a costi irrisori. Naturalmente è una menzogna. E’ l’ennesimo tentativo di sostituire le macchine agli uomini e quindi di sottrarre all’essere umano la possibilità di vivere l’intero processo creativo come esplicazione delle tre facoltà dell’anima; da una parte quindi si illudono i giovani e dall’altra si cerca di alienare definitivamente la coscienza di chi sa ancora fare le cose, di che è ancora capace di creare onorando l’essere “intero” e divino che siamo in essenza, che pensa, sente e agisce, che è capace di sviluppare un progetto e l’abilità di metterlo in pratica, che sa canalizzare la propria volontà.
Il lavoro artigianale è iniziatico. Attraverso di esso si possono sviluppare qualità e facoltà che nobilitano e affinano la nostra anima: la pazienza, l’osservazione, l’attenzione, l’umiltà, il senso di appartenenza e di collegamento al vivente. Un tempo gli artigiani insegnavano nelle scuole, oggi in quelle stesse scuole sopprimono le discipline artistiche e chiudono i laboratori d’arte.
Parallelamente si delegano inquietanti robot alla progettazione e alla realizzazione con sostanza polimerizzate di oggetti replicabili all’infinito. Ciò significa alienare, privare l’anima dell’esperienza della ricerca della forma nel corso del processo di realizzazione, dell’entusiasmo del rapporto con il colore, della trasformazione degli ostacoli in soluzioni, del superamento dei propri limiti, della conoscenza profonda della materia e delle relative leggi, in definitiva della nostra meravigliosa umanità. Si dice che la tecnologia è al nostro servizio. E’ vero, ma solo se siamo coscienti di ciò che usiamo e se abbiamo fatto un percorso di conoscenza di tipo “analogico”. In arte forse possiamo anche usare una stampante 3D ma solo se abbiamo fatto l’esperienza della matita, del pennello, dello scalpello, dell’uso creativo delle nostre mani e del nostro corpo.
Proporre ai giovanissimi la stampante 3D per fare artigianato significa dare il colpo di grazia sia all’artigianato che all’essere umano.
Questo processo di demolizione è inesorabile nell’inconsapevolezza della quasi totalità degli artigiani stessi, vittime della crisi economica e culturale.
Si dice che però le mani non potranno mai essere sostituite. Ma di questo passo saranno utilizzate semplicemente per premere pulsanti e interruttori. Così come oggi sono utilizzate per muovere il mouse sulla scrivania. Ma chiediamoci se è questo il senso di avere le mani. Consideriamo che le mani sono i nostri arti peculiari che liberiamo quando conquistiamo la posizione eretta e dunque l’autocoscienza.
Siamo proprio sicuri che tutta questa tecnologia serva solo a facilitarci l’esistenza o a far guadagnare denaro alla Sony e alle multinazionali? Il motivo ultimo e recondito è quello di manipolarci, indebolire la nostra volontà di cui la mano è strumento, e dunque perdere la nostra identità, la nostra libertà. L’immagine dell’artigiano digitale che stanno cercando di imporre nelle scuole e nelle università ai giovani senza prospettiva è in realtà un ossimoro oltre che una menzogna. E i professori e i rettori ci stanno mettendo la faccia nei convegni organizzati dalle multinazionali..
Per far passare questi messaggi è stato preparato da lungo tempo il terreno dell’ignoranza di chi siamo, terreno poi concimato con il veleno del materialismo che riduce la percezione della realtà a un limitato orizzonte di luoghi comuni e superficiali e di condizionamenti potenti e liberticidi.
Così si dimentica la missione umana di coltivare la bellezza per trasformare il mondo. La bellezza rischia di sparire semplicemente perché nessuno la vede, perché si è persa la facoltà di discernere la qualità e il senso sacro e iniziatico del lavoro che la crea. Le facoltà che abbiamo se non vengono coltivate, curate, nutrite, vanno perdute.
Stiamo assistendo all’affondo finale della realizzazione di un progetto lucido, messo a punto da gruppi di potere antilibertari che vedono nell’arte libera un’attività pericolosa e sovversiva in quanto massima espressione di autonome individualità creatrici .
Tutto questo ci dà la percezione sempre più chiara di ciò che è necessario fare: continuare coraggiosamente a “metterci il cuore”, a vivere nei processi creativi, a sentire che l’attività artistica fatta con le mani è una chiave per fare un lavoro interiore, a testimoniare la fiducia nel potere e nella magia della fantasia morale creatrice di nuova bellezza, forte della consapevolezza dell’aiuto del mondo spirituale per affermare una mutazione luminosa della coscienza umana che si rifletta nelle sfere della vita economica, sociale, politica, etica.
Rudolf Steiner aveva affermato che se l’umanità avesse avuto un futuro sulla terra, sarebbe stato un futuro artigiano. A Natale del 1923, ottocento membri venuti da ogni paese si riunirono a Dornach, non a caso, nei locali della falegnameria per costituire il nucleo della «Società Antroposofica Universale», la cui «prima pietra» fu posta da Rudolf Steiner il mattino stesso di Natale.
Il 30 marzo del 1925 moriva in un letto che aveva fatto sistemare nella falegnameria dove aveva scolpito la statua lignea del Cristo, rappresentante dell’umanità.
Sappiamo che i processi di cambiamento in atto ai quali stiamo assistendo dovranno di necessità restituire all’arte e all’artigianato un posto centrale per affrontare e risolvere i problemi interiori ed esteriori e dare un senso all’esistenza degli esseri creatori che siamo. Sta già sorgendo una nuova Arte intesa come espressione dello spirito umano che plasma la materia, che redime la mater-ria per edificare concretamente il nuovo mondo; un’arte che esprime, attraverso linguaggio e ricerca individuali, contenuti universali per una coesistenza pacifica e armoniosa con ogni essere vivente. Ed è un’arte che si è riconciliata con l’artigianato, che non distingue più le arti maggiori dalle minori e che si è riappropriata delle mani e di tutto il corpo, strumento della volontà.
Il nostro lavoro deve essere quello di chi semina con la certezza di un raccolto tanto più straordinario quanto più ampia sarà la consapevolezza e diffusa la conoscenza delle verità spirituali che governano la vita dei mondi.
INVITO ALLA LETTURA
Nel corso dei secoli, nelle varie civiltà, la scienza, la religione e l’arte si sono sempre contese il primato. In Occidente, la religione ha predominato a lungo, ostacolando l’arte e la scienza. Poi è giunta un’epoca in cui la religione è andata in declino, mentre la scienza ha preso il sopravvento.
Ora si può dire che l’avvenire appartiene agli artisti. Sì, il mondo li ama sempre di più, li applaude ed è tramite gli artisti, cioè i musicisti, i poeti, i pittori e gli scultori, che il Cielo vuole ora manifestarsi. Per quale motivo?
Per l’uomo non vi è nulla di più essenziale dell’arte e ciò ci riporta all’infanzia dell’umanità….. (Il bambino) non si occupa né di filosofia, né di scienza, né di morale, ma è un artista… La storia dell’umanità è stata caratterizzata sin dall’inizio dall’arte; successivamente ha prevalso la religione e poi è riuscita ad imporsi la scienza. Ma in avvenire sarà di nuovo l’arte a essere più importante… Solo l’arte può raggiungere il cuore degli uomini con immediatezza, risvegliandoli alla vera vita…. Sarà quell’arte a salvare il mondo, un’arte consapevole, rischiarata dalle verità della saggezza e dell’amore.
In avvenire è agli artisti che verrà dato il primo posto perché il vero artista è al tempo stesso un sacerdote, un filosofo e uno scienziato. Sì, perché il ruolo dell’artista è quello di realizzare sul piano fisico ciò che l’intelligenza concepisce come vero e ciò che il cuore sente come buono, affinché il mondo superiore, il mondo dello Spirito, possa scendere e incarnarsi nella materia.
Omraam Mikhaël Aïvanhov